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CARITAS parrocchiale

Questa festa, iniziata nel 1994, quando ancora era parroco mons. Cornelio Femia e come responsabile Caritas la signora Graziella Condemi Barillaro ,è diventata ormai tradizione consolidata per la Comunità mammolesi. Oggi, nello spirito di solidarietà e di gioiosa attesa, la Caritas, con l’attuale responsabile, si organizza assegnando a ciascuno il compito da svolgere: gli uomini alla costruzione delle capanne, le donne alle varie specialità gastronomiche locali.

Nella settimana precedente, i volontari si danno appuntamento davanti alla Chiesa e, nello sfondo della piccola piazza, al limite del muro, incuranti del freddo, piova o non piova, batti e ribatti con assi, chiodi e martello; il terzo giorno, rivestite di corteccia e ammantate di verde le capanne sono pronte: suggestiva scenografia che suscita sensazioni sopite dalla moderna realtà quotidiana, atmosfera religiosa del nostro Natale, biblica memoria di un Dio amorevole che invita i figli a far festa e adunanza.
Ecco al sabato sera la prima adunanza: allegra animazione nell’andare e venire di uomini e donne dal punto d’incontro e di deposito del materiale per la sistemazione di tutto ciò che occorre, mentre l’instancabile Don Alfredo appresta gli ultimi ritocchi al locale dove è stato esposto l’originale presepe realizzato dagli alunni delle Scuole Elementari.
Alle ore 17:00 i fornelli sono accesi, le prime zeppole e le nacatole affiorano sull’olio bollente, la fresca salsiccia sfrigola sulla grande graticola; si attende il sacerdote che finalmente appare sulla porta e, solenne nel Sacro manto, si avvia verso le capanne seguito dai fedeli e, dall’alto di alcuni gradini,impartisce la Santa Benedizione, mentre intorno si è spontaneamente formato un ampio cerchio di persone in silenzioso ascolto.
Mentre il nostro buon Pastore ritorna in Chiesa inizia la degustazione di tutto quello che fa mostra sul banco delle capanna centrale: vassoi colmi di zeppole, nacatole, fagioli con la cotenna e più in giù il pane di granturco con le acciughe al peperoncino e il frizzante vino fragolino.
Sempre più numerosi, piccoli o grandi, attendono con pazienza il loro turno, mentre nell’aria si diffonde la musica delle pastorali.
Col passare delle ore la gente inizia a diradare, i giovani restano ballando la tarantella, gli anziani davanti al rustico banco bevono ancora un bicchiere di vino e nelle capanne i fuochi sono quasi spenti, gli arredi e gli attrezzi custoditi nell’apposito locale e ognuno di noi va a riposare pensando al domani.
Domenica 23 pomeriggio, una pioggerella rada e sottile cade sul paese, (il freddo è pungente), infastidisce ma non doma l’entusiasmo e l’energia di quanti credono di fare cosa buona: sono di nuovo sul sagrato della Chiesa, lo stesso va e vieni della sera precedente e poi ognuno al suo posto; si riaccendono i fornelli, ci si domanda “piove o non piove…? verranno in pochi, verranno in molti…?”.
La pioggia dirada, le persone arrivano dai paesi vicini, i nostri compaesani residenti in città ma sempre presenti nel paese d’origine durante le feste “ricordate”, sono quelli che sentono di più il fascino delle nostre tradizioni; si complimentano con noi e ci spronano a continuare; con in mano la zeppola o il piatto dei fagioli, si scambiano gli auguri i ritrovati amici di infanzia e, a capannelli chiacchierano del più e del meno fino a tarda sera.
Frattanto si continua a friggere e ad arrostire con l’occhio rivolto alla gente che va diradando, finchè spenti i fornelli, vengono esposti sul banco i tre premi a sorteggio:un’elegante edizione della Bibbia,un quadro della natività,un cesto natalizio;una bambina estrae i biglietti intestati ai vincitori che verranno a ritirarli in Chiesa dove sono custoditi.
Così si conclude la festa delle Capanne, ma nello stesso tempo,ci si concentra pensando alla liturgia della Sacra Vigilia culminante nello splendore della Messa di mezzanotte.

Responsabile CARITAS
Elena Gargiulo Fazzolari

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