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di Corrado Scarfò
















VISITA DI ATHANASE CHALKEOPOULOS AL MONASTERO DI S. NICODEMO.
7-9 NOVEMBRE 1457
 
Il giorno 7 del mese di novembre, VI indizione, terminata la suddetta visita nella città di Gerace, ci siamo portati nell’abazia di S. Nicodemo, che è nei pressi della città di Mammola; in quel monastero abbiamo incontrato l’abate Benedetto con due monaci, uno di nome Nicodemo, l’altro di nome Nicola, che è abate di San Nicola di Prato; abbiamo esaminato tutto ciò come è uopo e abbiamo visto… vivere rettamente;
Abbiamo visto la chiesa bene ornata e del resto le case del monastero di nuova costruzione, che li fece costruire il suddetto abate.

Di poi abbiamo fatto l’inventario dei beni presenti in detto monastero, cioè: 1 vangelo, 1 epistola, …, 1 messale, 1 sinissario, 1 tetravangelo, …, …, i canoni di San Nicodemo, …, 1 libro dei profeti, l’omelia di S. Crisostomo, 1 vangelo, 1 salterio, 3 casse, …, 1 letto rinforzato, 1 uguale di coperte bianche, 1 calice di peltro, 3 paia di lenzuola, 1 paio di bulci, 2 coltri, 3 materassi, 2 carpite, 2 salarde, 3 capitali, 1 spruvieri, 2 casse, 10 tovaglie da tavola, 1 decretale, 70 privilegi e istrumenti, 1 bacile, 2 caldaie (cardara), 2 …, 1 pala di ferro, 3 cannate, 2 zappe, 7 botti, 1 runca, 3 sacchi di grano con salme 18, 3 …, 3 serre, 1 mula, 1 asino, 5 buoi.

Interrogato del reddito del monastero, (esso) vale 75 ducati. Anzitutto (il visitatore fa presente) che si celebri tutto l’ufficio divino in chiesa in ore determinate e la messa almeno 3 volte la settimana.
(Si ordina) che i monaci osservino l’ubbidienza, la castità e la povertà.
Si fa presente, sotto pena di scomunica e privazione dei benefici, che per nessun motivo l’abate abbia a conversare con la donna, che aveva, né abbia da ella qualunque servizio né di notte, né di giorno, né in modo occulto, né apertamente, né ella abbia da lui qualche sussidio, ma onestamente castamente allo stesso modo dei servi di Dio gli abati vivano.


VISITA DI MARCELLO DI TERRACINA AL MONASTERO DI SAN NICODEMO 12.5.1551

Il giorno 12 maggio siamo discesi al monastero di S. Maria di Matinea e siamo venuti al monastero di S. Biagio, che è grancia di S. Nicodemo, che sta in monte alto, dove sono presenti molti ladroni. Ma abbiamo trovato il detto monastero di S. Biagio trattato male e desolato, nel quale monastero era abate Giovanni de Arena, protopapa, e l’abate Matteo e due cappellani.


VISITE DI P. GIUSEPPE MUSCARI AL MONASTERO DI SAN NICODEMO

Visite canoniche negli anni 1767 e 1772 ad opera del Padre Giuseppe Muscari, abate del monastero di Santa Maria de Trigona

Monasteri visitati (anno 1767): santa Maria del Patir (25-27 aprile), Monastero di Santo Adriano (3-8maggio), di carbone (11 maggio), di Ciano, di Torre, di Sant’Onofrio (11-21 maggio), di Arena (25-27 maggio),di Stilo (26-31 maggio), di Mammola (2-4 giugno), di Seminara (5-9 giugno), di Rosario ((8-10 giugno), di Rosario (8-10 giugno), di S. Giovanni in Castagneto, di S. Nicolò di Calamizzi a Reggio (16-20 giugno), di S. Agata (18-2° giugno).

Visita al monastero di san Nicodemo 2 – 4 giugno 1767

Ai primi di giugno padre Muscari fu a Mammola, al monastero di S. Nicodemo, altro esempio di abbazia commendata, altro esempio di povertà.
“Postremo, sacrestiam ingressus, (Visitator) vidit illam nimis angustam et humiditati plurimum obnoxiam; ab quam humiditatem nonnihil nocumenti suppellectibus sacris accedit…(infine, entrato in sacrestia, (il Visitatore) vide quella eccessivamente angusta e soggetta moltissimo all’umidità; a causa di quella umidità nessun documento si avvicinava a suppellettili sacre…). “Idem R.mus Abbas visitaotr observavit atque perspexit principalem parietem cappelle Maioris fatiscentem et peneruentem, non sine periculo totius templi… (Lo stesso Reverendissimo abate visitatore osservò ed esaminò la principale parete della Cappella Maggiore fatiscente ed in uno stato penoso, non senza pericolo per l’intero tempio…”).
Il visitatore constatava che la munificenza degli abati commendatari si manifestava solo nel dotare la chiesa di qualche paramento sacro.
Quando passò alla deposizione degli 8 monaci, cominciarono le reciproche accuse e recriminazioni; si accusava l’abbate commendatario Agostino Agostani di aver fatto spese inutili e dannose per la magra economia del convento, di non prendere in considerazione i consigli dei confratelli, di indagare con fiscalità la vita provata, di aver affidato a persone estranee al convento l’ufficio di procuratore; quest’ultimo, da parte sua, accusava il suo sostituto di brogli e infedeltà nella amministrazione. Altre deposizioni allusero alle dicerie che in paese circolavano circa il contegno, non sempre castigato, di alcuni monaci verso le donne del paese. Infine, quando andò a controllare la contabilità, il Visitatore trovò in cassa appena 10 ducati (al monastero di S. Adriano, in S. Demetrio trovò in cassa ducati 16.665; al monastero di Santa Maria del Patir, presso Rossano, ducati 158) e in dispensa 2 tomoli di grano e 1 cafiso d’olio; ebbe inoltre modo di constatare che il precedente procuratore, padre Minniti, non aveva versato al monastero nemmeno 1 grano di certe somme introitate a suo tempo.

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