Condividi

Mammola nasce all’ombra di S. Nicodemo e dei Basiliani, per cui egli non è soltanto il Patrono, ma lo stesso paese, le cui leggende gli attribuiscono tale nome dal pastore “Mammolo”, oppure dal Casale “Marmora” o ancora dalla “Fortuna Mammosa
San Nicodemo è, quindi, una figura radicata nella storia e nel cuore dei mammolesi. Per questo motivo storici illustri, da Apollinare Agresta(Gen. Dei Brasiliani) a Guillou, da Padre Russo ad altri più recenti nel tempo, come il nostro carissimo Arc. Don Vincenzo Zavaglia, hanno scritto molto, mettendo in risalto la figura del Santo, considerato tra le più grandi personalità del suo tempo, non solo come pastore di anime, ma anche come grande difensore dei poveri e degli emarginati, in balìa delle orde saracene che arrivavano all’improvviso e distruggevano tutto.
La vita di Nicodemo è un grande esempio di santità: essa è fatta di solitudine, di preghiera, di lavoro, di digiuni e forti privazioni che alla società di oggi hanno molto da dire.



Ma quella di San Nicodemo, come di ogni Santo, è una vita fatta anche di miracoli. Tra quelli più significativi ricordo quello della caduta del Ponte Vecchio per evitare che l’esercito nemico penetrasse in paese e provocasse distruzione e morte; il popolo afferma ancora con fede: “Si è messo davanti il Santo che col bastone li ha rimandati tutti indietro.” Molta tenerezza ispira il miracolo dell’”argagnaru” in quanto ci fa capire in quali situazioni di estrema povertà vivesse San Nicodemo. Aveva bisogno di un contenitore di coccio per consumare quel poco di cibo che gli consentisse a malapena di sopravvivere e chiede espressamente al venditore ambulante di averlo in dono perché non possedeva i soldi per pagarlo. Il venditore lo tratta male e se ne va, ma a distanza di pochi passi cade giù per la china con tutto il carico, compreso l’asino che lo trasportava. Tutto va in frantumi; l’unico coccio rimasto intero è quello chiesto dal Santo. Il popolo conosce bene questi miracoli e li porta dentro di sé come espressione di fedeltà e di speranza. Anche quei mammolesi che per motivi di lavoro non vivono più a Mammola, hanno portato questo grande patrimonio altrove, esternandolo in una tradizione religiosa di grande significato anche per le popolazioni del posto (Vedi le feste di San Nicodemo presso le comunità mammolesi residenti in America); si tratta di un’ opera di evangelizzazione vera e propria compiuta per devozione del nostro Santo Patrono.
Il popolo mammolese, alla luce di tutto questo, lo addita come “Faro di luce”; a Lui simbolicamente affida le chiavi e il bastone perché custodisca la sua terra e la difenda dai nemici e dalle calamità naturali.
Ancora oggi San Nicodemo, attraverso segni molto forti, fa sentire la sua presenza in mezzo a noi: avviciniamoci al suo Santuario che Lui stesso ha voluto sul Monte Cellerano, per fuggire dalla corruzione del mondo, e lì ci sarà qualcuno che ci farà assaporare, in mezzo al rumore della vita, la voce del silenzio: quel silenzio che parla di pace e di amore di cui abbiamo tanto bisogno.

Nicodemo Ferraro

Nessun commento:

Posta un commento