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MESSAGGIO ALLE DONNE DELLA DIOCESI NELL’ANNUALE RICORRENZA DELLA FESTA DELLA DONNA






















Carissime,
adesso che, nell’annuale ricorrenza della festa della donna, è finito attorno a voi il chiasso mediatico, alcune volte retorico e solo celebrativo, voglio indirizzarvi il mio saluto e la mia gratitudine per la missione che avete avuto da Dio per la società e la per Chiesa.
Lo faccio nel grato e amorevole ricordo di quelle donne, che sono state determinanti nella mia vita, a cominciare da mia madre e dalle Suore che hanno curato a scuola la mia formazione.



Voi donne per vocazione e missione avete in mano le sorti morali dell’umanità; non solo perché siete il sacrario dove si sviluppa il mistero della vita, ma anche perché, stando accanto all’uomo come madri e come mogli, avete in mano il loro cuore e perciò il potere e la forza di orientarlo e di guidarlo. Non venite meno al vostro compito di educatrici privilegiate ed insostituibili. State accanto ai figli come solo una madre può stare: comprendendo, accogliendo, illuminando, guidando e correggendo con quella intuizione e sensibilità che un cuore materno può avere. State accanto ai figli anche per la formazione religiosa, soprattutto come testimoni che hanno creduto e che vogliono trasmettere la gioia della propria fede.
Mi è caro ringraziare in questo momento tutte le donne che sono parte attiva nelle comunità ecclesiali, nella catechesi, nei cori, nel servizio di carità, nell’assistenza ai malati, nel curare il decoro della chiesa. Grazie, grazie di cuore. Senza di voi tante comunità parrocchiali non potrebbero sorreggersi.
Ringrazio altresì tutte le donne che nell’apparato sociale, nella scuola, negli ospedali e case di cura, nel pubblico impiego, nella politica, svolgono ruoli importanti con quel trasporto d’animo e generosità nel servizio, che è peculiare delle donne.
Ma voglio rivolgermi in modo tutto particolare a voi madri e mogli della Locride che soffre per alcuni mali antichi e gravi, dai quali non riesce a venir fuori. Mi rivolgo soprattutto a voi per chiedervi di non venir meno alla vostra missione.
Voi potete fare molto per un futuro più sereno e pacifico del nostro territorio, perché voi siete determinanti per il suo cambiamento. La vostra forza sta nel fatto che potete incidere positivamente nella formazione delle coscienze degli uomini ai quali state accanto.
Madri e mogli della Locride che soffre, se voi volete potete recuperare tanti vostri mariti e figli alla legalità, all’osservanza della legge, al rispetto della persona e del lavoro altrui, al risanamento di tante nostre piaghe sociali, quali l’usura e l’estorsione, perché voi possedete le chiavi del loro cuore e potrete muovere le loro volontà e spingerle alla conversione e al bene.
Fermate i vostri mariti e i vostri figli eventualmente coinvolti nel traffico o smercio della droga: pensate a quelle donne, mamme come voi, che versano lacrime vedendo i loro figli distruggersi lentamente e morire giorno dopo giorno sotto gli effetti nefasti della droga. L’utile economico che deriva da questo traffico di morte non può compensare l’oltraggio alla vostra dignità di madri, se tacete e permettete tutto questo.
Riportate sulla strada della legalità gli uomini che vi appartengono. L’illegalità non ripaga e non rende la vita felice, anche se può mettere a disposizione denaro. La felicità è altrove; la si trova nella serenità e nella tranquillità dell’unione familiare. Quale gioia o utile può darvi l’illegalità se vedete poi i vostri mariti o figli vivere nel timore di essere scoperti dalle forze dell’ordine e di passare gli anni più belli chiusi in un carcere? Quale soddisfazione può dare una vita familiare vissuta così?
Esortate alla riconciliazione e al perdono e non alla vendetta, sull’esempio di quella Donna eccelsa, Madre di tutte le mamme, la Vergine Maria, alla quale spesso vi rivolgete nella preghiera. Ella ai piedi della Croce ha accolto il grido di perdono lanciato al Padre dal Figlio moribondo.
Madri e mogli della Locride che soffre, non venite meno alla missione che Dio vi ha affidato come donne. Ve ne saremo grati tutti, soprattutto gli uomini che vi appartengono.
Un ultimo pensiero vada a voi Suore della Diocesi, donne generose che avete consacrato a Dio la gioia della maternità umana per accogliere con la vostra vocazione una maternità più grande, anch’essa fonte di grande gioia. Siate benedette per tutto il bene che fate. Che altre donne possano seguirvi nell’avventura straordinaria della consacrazione a Dio a servizio dei fratelli.
Chiudo questo messaggio inviato a voi donne della nostra Chiesa, ringraziandovi ancora una volta per tutto il bene che fate.

Dio vi benedica. In suo nome anche io vi benedico di cuore.

+ p. Giuseppe, vostro Vescovo

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