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Sono tutti lì ad applaudirla, in sala consiliare, le due del pomeriggio di ieri: lei ha appena ritirato le dimissioni da sindaco. Maria Carmela Lanzetta, dopo due settimane di puro travaglio, ha così scelto di restare in trincea, a Monasterace, terra di ’ndrangheta, cosche pericolose, i Ruga, i Metastasio e i Gallace di Guardavalle
L’ha appena detto al segretario Pierluigi Bersani, il leader del Pd, arrivato apposta in Calabria per farle sentire il suo appoggio pieno e incondizionato. Si congratula da Roma pure il ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri: lo Stato c’è, lo Stato non si piega. La storia sembra avere un lieto fine. Sembra… Perché poi basta avvicinarsi alla signora, che adesso vive con tre carabinieri di scorta 24 ore su 24 dopo che le hanno incendiato la farmacia di famiglia e sparato tre pallettoni sulla Panda parcheggiata sotto casa  ed in quel momento t’accorgi del terrore che conserva negli occhi. Le chiedi: allora, sindaco, a quando il prossimo consiglio comunale? E lei: «Tra 5 giorni, parleremo di urbanistica ». Poi fa una pausa. Lunga. Che chiude con un sospiro raggelante: «Speriamo di arrivarci, al prossimo consiglio». Maria Carmela in fondo non chiede la luna: pretende solo che in paese tutti paghino le bollette dell’acqua o che le operaie del polo florovivaistico vengano retribuite in modo regolare. E invece qui c’è chi neppure le bollette dell’acqua vuole pagare. Chi pensava che gli fosse sempre tutto dovuto. E allora adesso s’innervosisce e spara. La prima cosa che Maria Carmela Lanzetta ha fatto, ieri pomeriggio, salutato Bersani ripartito per Roma, è stato salire su fino a Mammola, al santuario di San Nicodemo, per chiedergli la grazia di proteggere la sua famiglia marito e figlie darle la forza di continuare. Una preghiera contro la ’ndrangheta.
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